L'odore pungente del sangue riempie la stanza, rendendo difficile respirare. Il silenzio spezzato soltanto dalle grida dell'ultima vittima e dalle sue risate gioiose. Posso vedere tutto e so che poi toccherà a me. Ho poco tempo, lui mi lancia occhiate impazienti senza veramente distogliere lo sguardo da quella povera ragazza e godere delle sue sofferenze. Lei piange, grida e soprattutto soffre. Ricordo il suo nome, le avevo promesso che sarebbe andato tutto bene... mi dispiace Meg, mi dispiace non ci credevo davvero. Non ho idea di chi sia, né tanto meno cosa desideri da noi: lacrime? grida? paura? Non avrai nulla da me, mostro. Lo guardo e un brivido mi scorre lungo la schiena, se potessi muovere le gambe forse cercherei di scappare. È... brutto, di una bruttezza sconvolgente e disgustosa. I suoi capelli sono radi, sporchi e scuri ricadono su un viso sfigurato dal tempo. Innumerevoli cicatrici ricoprono ogni centimetro del suo volto, del collo e sembrano continuare per tutto il corpo. È orribile, mi disgusta l'idea che un essere così osceno mi toccherà. Le grida iniziano a cessare, io poso lo sguardo sul soffitto per dimenticare per un momento di essere li. Mamma, scusa, non credo tornerò per cena oggi. Vittima, preda... qual è la differenza? Non importa che tu sia carne da macello o da esposizione, l'unica cosa che conta è che alla fine morirai. È finita, sento il suo respiro su di me. Spero solo che finisca tutto in fretta, ma è il suo sorriso a convincermi che mi sbaglio. [...] Sai come sei arrivato qui? Ricordi l'angelo nero che dopo averti mandato a terra, ti ha trascinato in questo orrendo posto? Lo ricordiamo tutti e in realtà è l'unica cosa che ricordiamo. Ma non importa più, da qui non si scappa e nemmeno la morte è una via di fuga.